ALBUMINURIA
AND CARDIOVASCULAR RISK IN HYPERTENSIVE PATIENTS WITH LEFT VENTRICULAR
HYPERTROPHY: THE LIFE STUDY
Wachtell K, Ibsen H, Olsen MH et al.
Ann Intern Med 2003; 139:901-906
Molti studi hanno dimostrato che l'albuminuria è associata ad un
rischio aumentato di eventi cardiovascolari (CV) fatali e non, indipendentemente
dai fattori di rischio convenzionali. I valori di partizione per il rapporto
albumina e creatinina urinarie (UACR), utilizzato per identificazione
la microalbuminuria, sono stati precedentemente determinati in studi di
valutazione del rischio condotti su pazienti diabetici.
Scopo del presente studio è stato quello di valutare se la relazione
tra albuminuria e rischio CV potesse essere utilizzata per predire morbilità
e mortalità CV in pazienti ipertesi.
E' stato disegnato uno studio di coorte multicentrico, derivato da un
trial clinico randomizzato (LIFE).
8.206 pazienti con ipertensione allo stadio II o III sono stati assegnati
in modo randomizzato ad una terapia con losartan o atenololo. Il follow-up
è stato di 39.122 anni-paziente. E' stata valutata la permeabilità
renale glomerulare mediante la determinazione dell'UACR in un unico prelievo
di urina all'inizio dello studio.
Nei pazienti ipertesi non diabetici con ipertrofia ventricolare sinistra,
il rischio di occorrenza dell'end point composito (mortalità per
tutte le cause, ictus e infarto miocardio) aumentava proporzionalmente
con l'aumentare dell'albuminuria (p<0,001 per il trend). Non si evidenziava
una soglia specifica per determinare un rischio elevato.
Per ogni aumento di 10 volte dell'UACR, l'hazard ratio nei pazienti
non diabetici aumentava come segue:
· end point composito: 57% (IC 95%
40,6-75%)
· mortalità CV: 97,7% (66,5-235%)
· mortalità per tutte le cause:
75,2% (54,0-99,4%)
· ictus: 51% (28,8-76,9%)
· infarto miocardico: 45% (19,9-75,4%)
(p<0,001 per tutti i confronti).
I valori erano simili nei pazienti diabetici, sebbene il trend per l'infarto
del miocardio fosse più debole e non significativo.
I ricercatori sottolineano che questi risultati potrebbero probabilmente
essere estesi ai pazienti senza ipertrofia ventricolare sinistra, nei
quali anche più bassi livelli di albuminuria potrebbero essere
associati ad un aumentato rischio CV.
Attualmente si ritengono clinicamente rilevanti livelli di albuminuria
di 3,5 mg/mmol; tuttavia sulla base dei suddetti risultati questi valori
dovrebbero scendere a 1,28 mg/mmol, livello al quale il rischio inizia
già ad aumentare. Questo dato è particolarmente importante
in quanto tutte le linee guida più recenti sull'ipertensione affermano
che non è solo il livello pressorio a definire lo stato di rischio,
ma anche il danno d'organo. Questi risultati enfatizzano quindi l'importanza
di attuare un trattamento aggressivo anche di una ipertensione leggera,
quando è presente albuminuria con questo nuovo cut-off indicato.
Secondo gli stessi Autori questi risultati sono sufficienti per modificare
la pratica clinica, misurando l'UARC in un unico prelievo urinario, effettuato
anche presso lo studio medico, anziché nella raccolta delle 24
ore che fornisce risultati più variabili.
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