Kozer
E, Evans S, Barr J, Greenberg R, Soriano I, Bulkowstein M, Petrov I, Chen-Levi
Z, Barzilay B, Berkovitch M Br
J Clin Pharmacol 2003; 55:234-240
RIASSUNTO OBIETTIVO
Valutare le variazioni nei livelli di glutatione e nello stato antiossidante degli
eritrociti di bambini con febbre e trattati con dosi più elevate, rispetto
a quella terapeutica, di paracetamolo. METODI Hanno partecipato allo
studio 51 bambini di età compresa tra 2 mesi e 10 anni suddivisi in tre
gruppi: il primo gruppo (n=24) includeva bambini senza febbre e quindi non trattati
con paracetamolo; il secondo (n=13) e il terzo gruppo (n=14) comprendevano invece
bambini che presentavano febbre attorno ai 38,5°C da più di 72 ore.
I pazienti del secondo gruppo sono stati trattati con paracetamolo alla dose di
50+15 (30-75) mg /kg die, mentre quelli del terzo gruppo hanno ricevuto
lo stesso farmaco ma ad un dosaggio superiore a quello terapeutico raccomandato,
ovvero 107+28 (80-180) mg/kg die. Mediante un prelievo ematico sono stati
dosati diversi parametri tra i quali le transaminasi epatiche, la gammaglutamil
transferasi (GGT), il glutatione ridotto (GSH), la glutatione reduttasi (GR),
la glutatione perossidasi (GPX), la glutatione S-transferasi (GST), la superossido
dismutasi (SOD) e lo stato antiossidante. RISULTATI L'attività
dell'aspartato aminotransferasi (AST) nel terzo gruppo è risultata più
alta rispetto a quella degli altri gruppi (p=0,027). In questo gruppo GSH, SOD
e stato antiossidante erano significativamente più bassi se confrontati
con gli alti due (variazioni medie: per GSH 3,41 µmol gHb-1, Intervallo
di confidenza [IC] 95% 2,10-4,72 e 2,15 µmol/gHb, IC 95% 0,65-3,65 rispettivamente;
per SOD 856 U/min gHb, IC 95% 397-1316, e 556 U/min gHb, IC 95% 30-1082, rispettivamente;
per lo stato antiossidante 0,83 mmol/L di plasma, IC 95% 0,30-1,36 e 0,63 mmol/L
di plasma, IC 95% 0,02-1,24 rispettivamente). L'attività della glutatione
reduttasi risultava significativamente più bassa nel secondo e nel terzo
gruppo di soggetti rispetto al primo (variazioni medie 3,44 U/min gHb, IC 95%
0,63-6,25 e 5,64 U/min gHb, IC 95% 2,90-8,38 rispettivamente). Da un'analisi di
regressione multipla è emerso che la dose di paracetamolo somministrata
rappresentava l'unica variabile indipendente che influenzava l'attività
di GR, GST e SOD (p=0,007, 0,003 e 0,008 rispettivamente). CONCLUSIONI
Nei bambini con febbre la somministrazione ripetuta di paracetamolo ad una dose
superiore a quella terapeutica risulta associata ad una riduzione dello stato
ossidato e della concentrazione di glutatione negli eritrociti. Queste variazioni
significative possono essere indice di un aumento del rischio di epatotossicità
e di conseguente danno epatico. COMMENTO Paracetamolo
rappresenta certamente il farmaco da banco più usato per i bambini negli
Stati Uniti. Effetti collaterali gravi di questo farmaco risultano rari se somministrato
alle dosi raccomandate. Tuttavia, dosaggi superiori a quello terapeutico, assunti
ripetutamente nell'ambito di una terapia farmacologia, possono causare epatotossicità
in soggetti adulti come nei bambini. Gli autori di questo lavoro hanno descritto
un gruppo di 47 bambini che hanno sviluppato una grave epatotossicità dopo
aver assunto dosi terapeutiche multiple di paracetamolo. 24 bambini (55%) sono
deceduti e 3 sono sopravvissuti dopo essere stati sottoposti a trapianto di fegato. Le
principali vie metaboliche del paracetamolo sono rappresentate dalla glucuronidazione
e dalla sulfonazione. Una via metabolica minore, mediata dal citocromo P450, produce
un metabolita altamente tossico, la N-acetil-p-benzochinonimmina (NAPQI), che
viene poi inattivata a livello epatico dal sistema del glutatione. Il glutatione,
nella sua forma ridotta (GSH) e ossidata (GSSG), rappresenta il più importante
sistema intracellulare di riduzione dei tioli negli eritrociti. Una delle sue
maggiori funzioni è la detossificazione di composti elettrofili reattivi
e di metaboliti ossigenati che si formano durante il metabolismo di sostanze endogene
ed esogene. Se NAPQI non viene rimosso dall'organismo, si lega a certe molecole
intracellulari generando uno stato tossico per le cellule ed anche eventualmente
provocando la morte delle cellule stesse. Lo scopo di questo studio è
stato quello di confrontare in modo prospettico glutatione, enzimi glutatione-dipendenti
e stato antiossidante tra bambini con febbre e trattati con dosi (normali o sovraterapeutiche)
ripetute di paracetamolo e bambini senza febbre e che quindi non hanno assunto
il farmaco. I 51 bambini che hanno partecipato allo studio sono stati suddivisi
in tre gruppi: il primo gruppo includeva 24 bambini di età compresa tra
i 6+3 anni, senza febbre e non trattati con paracetamolo. Si sono presentati
in ospedale per cause diverse: intervento per ernia inguinale (n=12), dolore addominale
(n=8) e linfoadenopatia cervicale (n=4). Il secondo gruppo comprendeva 13 bambini
di età tra i 3,5+2,6 anni con febbre al di sopra dei 38,5°C
che hanno assunto paracetamolo alla dose raccomandata [50,3+15 (30-75)
mg/kg die] per un periodo di tempo superiore alle 72 ore [4,1+1,8 (3-10)
giorni]. Il terzo gruppo era formato da 14 bambini (2,2+1,8 anni) con febbre
superiore ai 38,5° e trattati con paracetamolo ad un dosaggio maggiore di
quello terapeuticamente raccomandato [107+28 (80-180) mg/kg die] , sempre
per più di 72 ore [3,9+1,7 (3-9) giorni]. Tutti i soggetti sono
stati trattati con preparazioni pediatriche del farmaco. I dati emersi dallo
studio evidenziano che trattare bambini con febbre con dosi sovraterapeutiche
ripetute di paracetamolo può portare ad una riduzione della concentrazione
di glutatione e dello stato antiossidante all'interno degli eritrociti. Il
lavoro presenta però dei limiti. La dose di paracetamolo somministrata
ai bambini è stata calcolata sulla base dei dati forniti dai genitori,
quindi non completamente attendibili. Gli autori hanno cercato di minimizzare
questo problema verificando il dosaggio del paracetamolo in due differenti modi.
Tuttavia non si può escludere la possibilità di una sovrastima o
di una sottostima della dose di farmaco effettivamente somministrata. La metodologia
utilizzata in questo studio non può dimostrare un effetto causale del paracetamolo
nella riduzione dei livelli di glutatione, come del resto anche altre variabili
non considerate nello studio potrebbero contribuire a determinare questo risultato.
I ricercatori suggeriscono che nei bambini malati trattati ripetutamente con
paracetamolo a dosaggi superiori a quelli terapeutici, l'indice terapeutico potrebbe
essere molto più basso rispetto a quello associato ad una somministrazione
del farmaco alla dose raccomandata e in modo intermittente. È importante
notare che gli studi che riportano dati su un danno epatico dopo somministrazione
ripetuta di paracetamolo in bambini sono in realtà dei case report. È
possibile allora che in alcuni di questi report sia stata la patologia
stessa ad aver causato il danno epatico e non l'esposizione al farmaco. Dato che
milioni di bambini vengono trattati con paracetamolo nell'arco della loro vita,
e che in realtà sono stati riportati solo pochi casi di epatotossicità,
il danno al fegato costituisce probabilmente un evento raro. I dati di questo
lavoro possono offrire una spiegazione del possibile meccanismo alla base dell'effetto
tossico a livello epatico. Altri studi sono certamente necessari per chiarire
il ruolo di una dose sovraterapeutica e ripetuta di paracetamolo nella riduzione
dei livelli di glutatione intraepatico e per stabilire se variazioni nei livelli
di GSH e di enzimi glutatione-dipendenti negli eritrociti, dopo somministrazione
di paracetamolo, siano correlate ad un aumento nel rischio di danno epatico. |