TIAZOLIDINEDIONI E TOSSICITA' CARDIACA




Le evidenze fornite da questi due studi si aggiungono a quelle già esistenti che suggeriscono una tossicità cardiaca dei tiazolidinedioni, farmaci per la terapia del diabete. Il primo studio, randomizzato controllato in doppio cieco, ha confrontato pioglitazone con gliburide, farmaco appartenente alla classe delle solfaniluree, in pazienti con diabete di tipo 2 e disfunzione sistolica, mostrando una maggiore incidenza di insufficienza cardiaca nei soggetti esposti a pioglitazone. Il secondo studio con un disegno caso-controllo-innestato si è proposto di valutare l'associazione tra i tiazolidinedioni e il rischio di infarto miocardico acuto. E' stato osservato un aumento del rischio di infarto associato ad una recente esposizione a rosiglitazone.



PIOGLITAZONE AND HEART FAILURE: RESULTS FROM A CONTROLLED STUDY IN PATIENTS WITH TYPE 2 DIABETES MELLITUS AND SYSTOLIC DYSFUNCTION
Harris S, Tepper D, Ip R
Congest Heart Fail 2008; 14:335


RIASSUNTO

CONTESTO I tiazolidinedioni sono associati a ritenzione di fluidi, spesso interpretata come peggioramento della funzionalità cardiaca. Per tale motivo l'uso di tali farmaci è limitato in pazienti con insufficienza cardiaca. Nel presente studio è stato confrontato l'effetto di pioglitazone e gliburide sulla funzionalità cardiaca in pazienti con diabete di tipo 2, disfunzione sistolica e insufficienza cardiaca (classe II o III, New York Heart Association).
METODI E RISULTATI I partecipanti allo studio (randomizzato, in doppio cieco, multicentrico) hanno ricevuto pioglitazone o gliburide (+/- insulina) per sei mesi. L'end point primario era il tempo di insorgenza di insufficienza cardiaca, un indicatore composito della mortalità cardiovascolare e ospedalizzazione o visita di emergenza per insufficienza cardiaca. Gli end points secondari includevano valutazione ecocardiografica e della classificazione funzionale. È stato notato per pioglitazone, in confronto con gliburide, un più breve tempo di insorgenza di insufficienza cardiaca e una maggiore incidenza dell'end point primario (13% vs 8%; p=0,024). Ospedalizzazione o visita di emergenza sono state rilevate in 30 soggetti assegnati a pioglitazone e in 15 soggetti assegnati a gliburide, di cui 19 e 12, rispettivamente, hanno continuato il trattamento. La mortalità cardiaca (5 vs 6 partecipanti, rispettivamente), la funzionalità cardiaca, misurata da modificazioni nell'indice di massa ventricolare (p=0,959), la frazione di eiezione (p=0,413) e l'accorciamento frazionale sono risultato simili per i due trattamenti.
CONCLUSIONI Pioglitazone era associato ad una più alta incidenza di ospedalizzazione per insufficienza cardiaca, senza un aumento della mortalità cardiovascolare o peggioramento della funzionalità cardiaca (misurata tramite ecocardiografia).


RISK OF ACUTE MYOCARDIAL INFARCTION IN PATIENTS TREATED WITH THIAZOLIDINEDIONES OR OTHER ANTIDIABETIC MEDICATIONS
Stockl KM, Le L, Zhang S, Harada AS
Pharmacoepidemiol Drug Saf, pubblicato on line il 24 dicembre 2008

RIASSUNTO

SCOPO La questione per cui i tiazolidinedioni (TZD) sono associati ad un aumentato rischio di infarto miocardico acuto (IMA) genera controversia. Questo studio ha esaminato il rischio di IMA in pazienti con diabete mellito di tipo 2, che avevano assunto TZD o altri farmaci antidiabetici.
METODI Usando un disegno caso-controllo innestato, è stata identificata una coorte di pazienti di età fra i 18 ed gli 84 anni con diabete mellito di tipo 2 che, tra gennaio 2002 e giugno 2006, avevano usato exenatide o un altro antidiabetico orale. I casi di infarto miocardico acuto erano appaiati con un massimo di quattro controlli, in base a età, sesso, assicurazione sanitaria, provenienza geografica e regime di terapia diabetica. Nel periodo di un anno, è stata confrontata l'esposizione a TZD con una assenza di esposizione a TZD, dopo aggiustamento per i potenziali fattori di confondimento.
RISULTATI Complessivamente, sono stati identificati 681 casi appaiati a 6653 controlli. In confronto con un'assenza di esposizione a TZD, non è stato osservato fra i pazienti esposti a TZD un aumentato rischio di infarto miocardico acuto (OR aggiustato 1,01; IC al 95% 0,85-1,20; p aggiustato=0,98). Quando è stata esaminata la prossimità temporale tra esposizione ed evento, il rischio di infarto miocardico acuto era significativamente più alto per una recente esposizione a rosiglitazone (fra 1 e 60 giorni prima dell'evento); mentre non era significativamente aumentato per una esposizione remota o attuale a rosiglitazone o per una qualsiasi esposizione a pioglitazone.
CONCLUSIONI L'esposizione a TZD non aumenta il rischio di infarto miocardico acuto quando non si considera la prossimità temporale fra esposizione ed evento. Valutando invece questa variabile, il rischio di infarto miocardico acuto ha mostrato un aumento per una recente esposizione a rosiglitazone, avvenuta da 1 a 60 giorni prima dell'evento.