RIASSUNTO
Negli anni scorsi l'esofagite da farmaci è stata sempre meglio
riconosciuta. Sin dal 1970 sono stati riportati più di 650 casi
in tutto il mondo, causati da almeno 30 farmaci diversi. Questi casi sono
stati rivisti, con l'intento di classificare questa malattia sulla base
del meccanismo patologico sottostante.
Il danno esofageo causato da farmaci tende a svilupparsi a livello del
sito anatomico di restringimento, con la predominanza della porzione centrale,
dietro l'atrio sinistro (75,6%). Le patologie a carico dell'esofago sono
generalmente classificate in due gruppi. Nel primo caso, sono transienti
e auto-limitanti, come esemplificato dal danno prodotto dalle tetracicline
(65,8%). Al secondo gruppo appartengono invece le esofagiti persistenti,
spesso con restringimenti, di due diverse entità: (i) pazienti
in terapia con antinfiammatori non steroidei, il cui danno è aggravato
dal reflusso gastroesofageo (21,8%) (reflusso aggravato); e (ii) pazienti
con danno indotto da potassio cloruro e chinidina solfato (12,4%) (danno
persistente da farmaco). Il danno esofageo grave è stato riportato
in alcune donne trattate con bifosfonati come terapia per l'osteoporosi
post-menopausale. L'analisi endoscopica in queste pazienti con patologia
esofagea ha generalmente suggerito un'origine chimica, con erosione o
ulcerazione ed essudato infiammatorio, accompagnato da ispessimento della
parete esofagea.
Molti casi di esofagite indotta da farmaco si risolvono senza intervento
nell'arco di pochi giorni. Così, l'aspetto più importante
dell'approccio terapeutico è la corretta diagnosi e l'attenzione
a eventuale ricadute dovute all'utilizzo del farmaco. quando possibile,
dovrebbe essere interrotta l'assunzione di formulazioni orali potenzialmente
dannose.
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