FARMACI ANTITROMBOTICI E MICRO-SANGUINAMENTI CEREBRALI



USE OF ANTITHROMBOTIC DRUGS AND THE PRESENCE OF CEREBRAL MICROBLEEDS: THE ROTTERDAM SCAN STUDY
Vernooij MW, Haag MD, van der Lugt A, et al.
Arch Neurol, pubblicato on line il 13 aprile 2009


L'acido acetilsalicilico aumenta il rischio di micro-sanguinamenti cerebrali, anche al dosaggio utilizzato per la prevenzione cardiologica.

RIASSUNTO
CONTESTO Micro-sanguinamenti cerebrali e depositi di emosiderina nel cervello sono indicativi di microangiopatia. Se sono interessati esclusivamente siti cerebrali lobari, si tratta di angiopatia amiloidea, una condizione che predispone al sanguinamento, in quanto la deposizione di amiloide nella parete vascolare rende i vasi più fragili e quindi più sottoposti alla rottura. Grazie alla risonanza magnetica è possibile oggi visualizzare queste emorragie, identificabili come depositi di emosiderina nei macrofagi circostanti il vaso.
OBIETTIVO Studiare la relazione tra uso di farmaci antitrombotici e la presenza di micro-sanguinamenti, specialmente nei siti cerebrali lobari.
METODI Un gruppo di ricercatori dell'Università di Rotterdam, in Olanda, ha condotto una analisi cross-sezionale di uno studio su base di popolazione con 1.062 soggetti ultrasessantenni senza demenza, alcuni dei quali prendevano farmaci antitrombotici (antiaggreganti piastrinici o anticoagulanti), per vedere grazie a una risonanza magnetica (MRI) se l'azione antitrombotica facilitasse la comparsa di micro-sanguinamenti cerebrali.
RISULTATI Chi prendeva un farmaco antiaggregante piastrinico aveva una probabilità maggiore di presentare micro-sanguinamenti cerebrali (odds ratio 1,71; IC al 95% 1,21-2,41). Non era invece evidente un'associazione significativa per i farmaci anticoagulanti (OR 1,49; 0,82-2,71). Se si valutavano solo i micro-sanguinamenti lobari, il rischio aumentava ulteriormente tra gli utilizzatori di aspirina (OR aggiustato 2,70; 1,45-5,04), rispetto ai pazienti in terapia con carbasalato calcico (non in commercio in Italia) (OR aggiustato 1,16; 0,66-2,02). Restringendo l'analisi agli utilizzatori di "dosaggi cardiaci" (più alti di quelli cerebrali), nonostante una dose media giornaliera simile per i due farmaci, la differenza era ancora più evidente.
CONCLUSIONI Questo studio cross-sezionale mostra come l'uso di inibitori dell'aggregazione piastrinica possano essere correlati alla presenza di micro-sanguinamenti cerebrali. Inoltre aspirina e carbasalato calcico sono differentemente associati ai micro-sanguinamenti lobari. Nel bilancio costi-benefici della terapia con antiaggreganti deve essere sempre presente la valutazione del rischio emorragico. Ciò vale non solo a livello gastrico, ma anche cerebrale. Occorrono ulteriori studi per confermare il dato emerso in questa ricerca, analizzando anche la possibile correlazione tra uso di antiaggreganti e incidenza di emorragie intracerebrali sintomatiche.