Sono
i primi dati presentati al Meeting Annuale dell'American Academy of
Neurology (AAN) di Seattle (USA) ed illustrano i risultati di due
studi in doppio cieco che hanno valutato l'efficacia, la sicurezza e la
tollerabilità di pramipexolo a rilascio prolungato, in unica somministrazione
giornaliera, nel trattamento della malattia di Parkinson.
In particolare, il primo studio ha confrontato l'efficacia, la sicurezza
e la tollerabilità di pramipexolo a rilascio prolungato rispetto
a pramipexolo a rilascio immediato e placebo, in pazienti in fase iniziale
della malattia, per un periodo di oltre 33 settimane. L'analisi statistica
a 18 settimane ha evidenziato una superiorità di pramipexolo,a
rilascio prolungato rispetto a placebo, ed una efficacia comparabile a
pramipexolo a rilascio immediato, a parità di dosaggio giornaliero.
L'analisi statistica descrittiva, dopo 33 settimane di trattamento, ha
evidenziato, in entrambi i gruppi trattati con pramipexolo, il mantenimento
dell'efficacia rispetto alle 18 settimane, ed un peggioramento nel gruppo
trattato con placebo. "Ogni paziente affetto da Parkinson ha sintomi
ed esigenze diverse - ha detto Werner Poewe, docente di Neurologia e Direttore
del Dipartimento di Neurologia dell'Ospedale Universitario di Innsbruck
- E' dunque importante fornire ai pazienti un trattamento che si adatti
alle loro esigenze individuali, e al contempo rassicuri i medici sull'efficacia,
sulla sicurezza e tollerabilità delle nuove formulazioni rispetto
a quelle attuali". Il secondo studio, condotto anch'esso su pazienti
in fase iniziale della malattia di Parkinson, ha valutato l'efficacia
e la sicurezza di pramipexolo quando viene swicciato dalla formulazione
a rilascio immediato a quella a rilascio prolungato, con uguale dose giornaliera.
Lo studio ha dimostrato che l'84,5% dei pazienti è passato con
successo da pramipexolo a rilascio immediato a pramipexolo a rilascio
prolungato (intendendo per sostituzione di successo l'assenza di peggioramento
di oltre il 15% rispetto al valore di riferimento nel Unified Parkinson's
Disease Rating Scale (UPDRS) II + III e non connesso a eventi avversi
dovuti alla sospensione del farmaco). I risultati degli studi clinici
in pazienti con malattia di Parkinson in fase avanzata saranno presentati
entro la fine dell'anno.
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