LAMPADE SOLARI E RISCHIO DI MELANOMA



Fonti: IARC, 29 luglio 2009 e The Lancet Oncology 2009; 10:751-752


L'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) ha inserito le lampade abbronzanti nella categoria di massimo rischio delle sostanze cancerogene, il gruppo 1. Anche i raggi ultravioletti ne entrano a far parte. Finora l'uso di lampade e lettini veniva considerato come un potenziale cancerogeno (gruppo 2A).

La nuova conclusione arriva in seguito alla pubblicazione dei risultati di un'ampia revisione sistematica di 20 studi epidemiologici apparsi sulla rivista The Lancet Oncology (A REVIEW OF HUMAN CARCINOGENS-PART D: RADIATION. El Ghissassi F, Baan R, Straif K, et al. The Lancet Oncology 2009; 10:751-752), che hanno messo in mostra come il ricorso alle lampade abbronzanti al di sotto dei 30 anni incrementi il rischio di melanoma cutaneo del 75%, favorendo anche l'aumento dei casi di melanoma oculare, una forma rara di tumore dell'occhio che ha talvolta una prognosi grave. Si alza dunque il livello di allerta nei confronti dei lettini e delle docce solari, precedentemente classificati dall'IARC come "probabilmente cancerogeni" e che adesso hanno fatto il loro ingresso tra i "cancerogeni di gruppo 1", ovvero pericolosi per i tumori allo stesso modo dell'amianto, del fumo di sigaretta e del radon.
Dire che sono fattori di rischio certi per i tumori significa anche dire che sono egualmente pericolosi? "Non direi - risponde Natale Cascinelli, referente del programma melanoma dell'Organizzazione mondiale della sanità -. L'amianto è pericoloso per tutti, così come le sigarette. I raggi Uv sono pericolosi soprattutto per chi appartiene al fototipo uno: pelle e occhi chiari, capelli rossi o biondi". E l'esempio classico è il "paradigma degli Scozzesi": "In Scozia ci sono 13-15 casi di melanoma ogni 100mila abitanti. Fra gli scozzesi emigrati nel Queensland, "the sunshine state" in Australia, la cifra sale a 63 ogni 100mila, proprio per la combinazione micidiale fra caratteristiche genetiche e esposizione ambientale. In Europa l'incidenza del melanoma è massima in Scozia , Svezia e Norvegia, dove di certo non abbonda il sole, ed è invece più bassa nei paesi Mediterranei".
Si parla spesso degli effetti benefici del sole, che fra le altre cose, stimola la produzione di vitamina D, alleata nella prevenzione di molte malattie, compresi alcuni tumori. Eppure l'Iarc classifica le radizioni solari come cancerogeni del gruppo 1 sin dal 1992. "Certo che il sole è un cancerogeno, quello mal preso, senza filtri e senza precauzioni - spiega Giovanni Leone, responsabile del servizio di fotodermatologia dell'Istituto San Gallicano di Roma -. In teoria il meccanismo di cancerogenesi è lo stesso per i raggi solari e per quelli delle lampade. Ma il sole fa parte del nostro ambiente naturale, ne abbiamo bisogno. Al contrario, le lampade sono uno strumento spinto dal mercato della bellezza. Emettono radiazioni Uva anche sette o otto volte superiori a quelle che si possono assorbire in una giornata di sole". Ma non aiutano a preparare la pelle alla spiaggia? "E' una sciocchezza, una vecchia credenza. L'abbronzatura prodotta dagli Uva - prosegue Leone - non è protettiva, a differenza di quella solare, che è un fenomeno decisamente più completo. Se proprio le lampade si devono usare, che almeno ci siano informazione, controlli e prevenzione".
E non è solo il mondo scientifico a chiedere regole per l'industria del colorito dorato (13mila esercizi autorizzati più qualche migliaio non autorizzati, comprese apparecchiature sparse in hotel, palestre, negozi di parrucchieri), ma anche quello politico.
La legge sull'attività di estetista (legge n. 2 del 1990) prevedeva norme per regolare caratteristiche tecniche, cautele, modalità di regolazione e esercizio (compresa la formazione degli addetti) delle apparecchiature elettromeccaniche usate nei beauty center. Tali norme dovevano essere emanate entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge, invece sono passati 19 anni. Solo la Regione Piemonte ha prodotto nel 2003 un regolamento regionale che prevede sanzioni fino alla chiusura dell'attività.
In Francia, oltre a promuovere controlli a tappeto sugli esercizi, è stato vietato ai minorenni l'uso dell'abbronzatura artificiale, come raccomandato da Oms e Unione Europea, mentre Germania e Gran Bretagna ci stanno pensando. Negli Stati Uniti le norme sono generalmente severe, sempre con un occhio di riguardo per i più giovani.
In Italia la stima dei melanomi, e dei decessi ad essi attribuiti, si aggira attorno a 7.000 casi l'anno. L'auspicio degli esperti è quello di raggiungere una regolamentazione efficace che limiti la proporzione massima di raggi UVB (i più pericolosi) a 1,5% (vale a dire, pari ad un'intensità analoga a quella degli ultravioletti già cancerogeni emessi dal sole). Nonché limitare l'utilizzo dei lettini solari e delle cabine abbronzanti ai soli individui maggiori di 18 anni.