La
nuova conclusione arriva in seguito alla pubblicazione dei risultati di
un'ampia revisione sistematica di 20 studi epidemiologici apparsi sulla
rivista The Lancet Oncology (A REVIEW OF HUMAN CARCINOGENS-PART
D: RADIATION. El Ghissassi F, Baan R, Straif K, et al. The Lancet Oncology
2009; 10:751-752), che hanno messo in mostra come il ricorso alle
lampade abbronzanti al di sotto dei 30 anni incrementi il rischio di melanoma
cutaneo del 75%, favorendo anche l'aumento dei casi di melanoma oculare,
una forma rara di tumore dell'occhio che ha talvolta una prognosi grave.
Si alza dunque il livello di allerta nei confronti dei lettini e delle
docce solari, precedentemente classificati dall'IARC come "probabilmente
cancerogeni" e che adesso hanno fatto il loro ingresso tra i "cancerogeni
di gruppo 1", ovvero pericolosi per i tumori allo stesso modo dell'amianto,
del fumo di sigaretta e del radon.
Dire che sono fattori di rischio certi per i tumori significa anche dire
che sono egualmente pericolosi? "Non direi - risponde Natale Cascinelli,
referente del programma melanoma dell'Organizzazione mondiale della sanità
-. L'amianto è pericoloso per tutti, così come le sigarette.
I raggi Uv sono pericolosi soprattutto per chi appartiene al fototipo
uno: pelle e occhi chiari, capelli rossi o biondi". E l'esempio classico
è il "paradigma degli Scozzesi": "In Scozia ci sono
13-15 casi di melanoma ogni 100mila abitanti. Fra gli scozzesi emigrati
nel Queensland, "the sunshine state" in Australia, la cifra
sale a 63 ogni 100mila, proprio per la combinazione micidiale fra caratteristiche
genetiche e esposizione ambientale. In Europa l'incidenza del melanoma
è massima in Scozia , Svezia e Norvegia, dove di certo non abbonda
il sole, ed è invece più bassa nei paesi Mediterranei".
Si parla spesso degli effetti benefici del sole, che fra le altre cose,
stimola la produzione di vitamina D, alleata nella prevenzione di molte
malattie, compresi alcuni tumori. Eppure l'Iarc classifica le radizioni
solari come cancerogeni del gruppo 1 sin dal 1992. "Certo che il
sole è un cancerogeno, quello mal preso, senza filtri e senza precauzioni
- spiega Giovanni Leone, responsabile del servizio di fotodermatologia
dell'Istituto San Gallicano di Roma -. In teoria il meccanismo di cancerogenesi
è lo stesso per i raggi solari e per quelli delle lampade. Ma il
sole fa parte del nostro ambiente naturale, ne abbiamo bisogno. Al contrario,
le lampade sono uno strumento spinto dal mercato della bellezza. Emettono
radiazioni Uva anche sette o otto volte superiori a quelle che si possono
assorbire in una giornata di sole". Ma non aiutano a preparare la
pelle alla spiaggia? "E' una sciocchezza, una vecchia credenza. L'abbronzatura
prodotta dagli Uva - prosegue Leone - non è protettiva, a differenza
di quella solare, che è un fenomeno decisamente più completo.
Se proprio le lampade si devono usare, che almeno ci siano informazione,
controlli e prevenzione".
E non è solo il mondo scientifico a chiedere regole per l'industria
del colorito dorato (13mila esercizi autorizzati più qualche migliaio
non autorizzati, comprese apparecchiature sparse in hotel, palestre, negozi
di parrucchieri), ma anche quello politico.
La legge sull'attività di estetista (legge n. 2 del 1990) prevedeva
norme per regolare caratteristiche tecniche, cautele, modalità
di regolazione e esercizio (compresa la formazione degli addetti) delle
apparecchiature elettromeccaniche usate nei beauty center. Tali norme
dovevano essere emanate entro 120 giorni dall'entrata in vigore della
legge, invece sono passati 19 anni. Solo la Regione Piemonte ha prodotto
nel 2003 un regolamento regionale che prevede sanzioni fino alla chiusura
dell'attività.
In Francia, oltre a promuovere controlli a tappeto sugli esercizi, è
stato vietato ai minorenni l'uso dell'abbronzatura artificiale, come raccomandato
da Oms e Unione Europea, mentre Germania e Gran Bretagna ci stanno pensando.
Negli Stati Uniti le norme sono generalmente severe, sempre con un occhio
di riguardo per i più giovani.
In Italia la stima dei melanomi, e dei decessi ad essi attribuiti, si
aggira attorno a 7.000 casi l'anno. L'auspicio degli esperti è
quello di raggiungere una regolamentazione efficace che limiti la proporzione
massima di raggi UVB (i più pericolosi) a 1,5% (vale a dire, pari
ad un'intensità analoga a quella degli ultravioletti già
cancerogeni emessi dal sole). Nonché limitare l'utilizzo dei lettini
solari e delle cabine abbronzanti ai soli individui maggiori di 18 anni.
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