EVENTI CEREBROVASCOLARI IN ANZIANI TRATTATI CON ANTIPSICOTICI



CEREBROVASCULAR ACCIDENTS IN ELDERLY PEOPLE TREATED WITH ANTIPSYCHOTIC DRUGS: A SYSTEMATIC REVIEW
Sacchetti E, Turrina C, Valsecchi P
Drug Saf 2010; 33:273-288


Evidenze preliminari da trial clinici e studi osservazionali sottolineano uno specifico profilo di rischio di ictus nei pazienti trattati con antipsicotici: età avanzata, disturbi cognitivi, demenza vascolare, uso concomitante di anticoagulanti, fibrillazione atriale, ipertensione e storia di ictus. Inoltre ampi studi osservazionali suggeriscono che il rischio non sia limitato ai pazienti con demenza, ma riguardi più in generale pazienti anziani trattati con antipsicotici.

RIASSUNTO
Dopo il 2002, un'associazione tra ictus e farmaci antipsicotici è stata riportata nei trial clinici e in ampi studi su database. Questa revisione considera precedenti review quantitative, trial clinici di nuova pubblicazione e recenti studi di coorte osservazionali e studi caso-controllo e si focalizza sulla significatività clinica del rischio di ictus, sulla differenza tra antipsicotici tipici e atipici, sul possibile profilo dei pazienti a rischio e sul tempo di occorrenza dell'ictus dopo l'esposizione.
È stata condotta una ricerca in MEDLINE che copriva il periodo dal 1966 a giugno 2009 usando parole chiave selezionate. I criteri di inclusione erano (i) review quantitative su ictus e antipsicotici; (ii) trial clinici in doppio cieco controllati con placebo su pazienti con demenza trattati con antipsicotici; e (iii) studi di coorte osservazionali su database e studi caso-controllo sull'associazione tra ictus e antipsicotici. I trial clinici venivano esclusi se erano in singolo cieco o se i pazienti erano affetti da demenza complicata da altre patologie neurologiche.
Sono stati selezionati e analizzati: 4 review con dati aggregati, 2 metanalisi, 13 trial in doppio cieco, randomizzati e controllati, 7 studi di coorte osservazionali e 4 studi caso-controllo. L'incidenza degli eventi cerebrovascolari (CVE) era molto bassa nelle review aggregate e nelle metanalisi (2-4%). Quando la numerosità era sufficientemente alta o venivano raggruppati diversi trattamento farmacologici, il tasso di eventi più alto nei soggetti esposti ad antipsicotici era statisticamente significativo. L'analisi di altri trial clinici randomizzati e controllati, non inclusi nelle review aggregate e nelle metanalisi, riportavano tassi simili di CVE. La maggior parte degli studi di coorte osservazionali confrontava antipsicotici tipici e atipici e non mostrava rilevanti differenze tra le due classi. In alcuni studi di coorte veniva effettuato il confronto con i non utilizzatori. Negli studi caso-controllo, la probabilità di CVE negli utilizzatori rispetto ai non utilizzatori era da 1,3 a 2 volte superiore. Dati preliminari indicano anche che il più alto rischio di ictus è relativo alle prime settimane di trattamento, e il profilo di rischio emergente contempla l'età avanzata, disturbi cognitivi e patologie vascolari. Diversi sono i meccanismi pato-fisiologici che possono essere coinvolti, dalla presenza di fattori di rischio per eventi trombotici e cardiovascolari alla predisposizione all'ictus conferita da demenza, schizofrenia e patologie affettive.
Prima della prescrizione di un antipsicotico, i medici dovrebbero soppesare tutti i fattori di rischio per un dato paziente e considerare non solo le indicazioni fornite dalle agenzie regolatorie, ma anche l'efficacia complessiva degli antipsicotici tipici e atipici.