Fonte: American College of Cardiology 2010 Scientific Sessions. 29 marzo 2010 |
Il trattamento con gli inibitori della pompa protonica (PPI) non influisce sugli esiti clinici nei pazienti trattati con colpidogrel dopo angioplastica coronarica, secondo i risultati di uno studio presentato allo scorso congresso dell'American College of Cardiology (ACC), risultati che sembrano in qualche modo smentire il fatto che i PPI riducono gli effetti antiaggreganti piastrinici del clopidogrel. |
Lo
studio ha preso in esame i dati di un registro americano (il Guthrie
PCI database) relativo a pazienti - 2.646 in totale - che avevano effettuato
un'angioplastica tra il 2001 e il 2007 ed erano stati dimessi senza aver
avuto un infarto, una rivascolarizzazione dei vasi bersaglio o un ictus
post-intervento. Di questi, al 28% era stato prescritto un PPI alla dimissione.
I pazienti sono stati quindi seguiti per 5 anni per valutare il verificarsi
di eventuali eventi cardiaci. I soggetti in studio avevano un età media di 65 ani, il 69% erano maschi e il 28% diabetici. Il gruppo in terapia con PPI era più anziano, con una maggior percentuale di donne, una maggiore prevalenza di ipertensione, diabete, dislipidemia, arteriopatia periferica e pregresso bypass aorto-coronarico, infarto e angioplastica rispetto al gruppo non trattato con inibitori di pompa. Per contro, i pazienti a cui era stato prescritto un PPI alla dimissione ricevevano una dose di aspirina leggermente più bassa rispetto all'altro gruppo. La durata media della doppia terapia antiaggregante (aspirina più clopidogrel) era di 13 mesi. L'analisi dei dati ha mostrato che non vi erano differenze tra i due gruppi riguardo alla percentuale di eventi cardiaci e non è emerso alcun effetto significativo della prescrizione di PPI su nessuno degli outcome. Poiché in passato era stato riportato che le interazioni maggiori si hanno con due PPI specifici - omeprazolo ed esomeprazolo - è stata effettuata anche un'analisi separata su un sottogruppo di pazienti (il 12% della popolazione studiata) che assumeva questi due agenti. I soggetti che alla dimissione risultavano in terapia con uno dei due farmaci mostravano una minor incidenza di eventi cardiovascolari maggiori rispetto ai pazienti non trattati con un PPI (3,9% contro 6,1%) e una probabilità di andare incontro a tali eventi inferiore del 49% (IC al 95% 0,28-0,92). Inoltre, la percentuale di rivascolarizzazioni era significativamente inferiore nei pazienti in terapia con omeprazolo o esomeprazolo (1% contro 3%) rispetto al gruppo non trattato con PPI. Eventi clinici in pazienti con PCI con o senza PPI in dimissione
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