RIASSUNTO
L'incidenza in aumento dell'obesità e del diabete coincide con
l'aumento marcato del consumo di fruttosio. Questo risulta maggiore negli
individui affetti da steatosi epatica non alcolica (NAFLD) che nei controlli
appaiati per età e indici di massa corporea (IMC). Poiché
il fruttosio scatena alterazioni metaboliche che possono essere epatossiche,
è stata analizzata la relazione tra il consumo di fruttosio e la
severità della steatosi epatica non alcolica.
Sono stati analizzati 427 individui adulti arruolati nel NASH Clinical
Research Network i cui dati relativi al consumo di alimenti venivano
raccolti mediante questionario entro 3 mesi dalla biopsia al fegato. Il
consumo di fruttosio era stimato sulla base di quanto riportato (frequenza
x quantità) di consumo di Kool-aid, succhi di frutta e bevande
non dietetiche, espresse in quantità settimanali e classificate
in livelli: nullo, da minimo a moderato (<7 a settimana) e giornaliero
(7 a settimana). L'associazione tra consumo di fruttosio e caratteristiche
istologiche della NAFLD è stata analizzata usando analisi di
regressione logistica multipla lineare e
ordinale di con o senza controllo per altri fattori confondenti. Un consumo
di fruttosio aumentato era associato univariatamente alla giovane età
(p<0,0001), al sesso maschile (p<0,0001), all'ipertrigliceridemia
(p<0,04), al colesterolo HDL (p<0,0001), alla diminuzione del glucosio
serico (p<0,001), all'aumento delle calorie immesse (p<0,0001),
e all'iperuricemia (p<0,0001). Dopo controllo per età, sesso,
IMC e totale di calorie assunte, il consumo di fruttosio giornaliero era
associato a un grado inferiore di steatosi e a uno più alto di
fibrosi epatica (p<0,05 per ciascuno). Negli adulti più grandi
(48 anni) il consumo giornaliero di fruttosio era associato all'aumento
di infiammazione epatica (p<0,05) e ballooning
degli epatociti (P = 0,05).
CONCLUSIONI Nei pazienti con NAFLD l'assunzione giornaliera di
fruttosio è associata a una steatosi ridotta ma a un aumentata
fibrosi. Questi risultati identificano un fattore di rischio ambientale/comportamentale
facilmente modificabile che può migliorare la progressione della
malattia nei pazienti con NAFLD.
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