RIASSUNTO
OBIETTIVO La presenza di effetti collaterali al farmaco è
una delle motivazioni più frequenti per cui i pazienti depressi
interrompono la terapia, e l'interruzione prematura è associata
a esiti negativi del trattamento della depressione. Nonostante l'importanza
clinica del rilevamento degli effetti collaterali, pochi studi hanno esaminato
l'efficienza di tale pratica tra i medici. Non sono stati trovati in letteratura
studi nella pratica clinica che abbiano confrontato la valutazione clinica
degli psichiatri con una lista standardizzata degli effetti collaterali
nei pazienti depressi in terapia farmacologica. Scopo di questo report
dal progetto Rhode Island Methods to Improve Diagnostic Assessment
and Services (MIDAS) era valutare l'ipotesi che un numero minore di
effetti collaterali sia riportato dagli psichiatri nella cartella dei
loro pazienti rispetto al numero riportato dagli stessi pazienti in una
lista di effetti collaterali.
METODI Trecento soggetti depressi nel setting ambulatoriale (diagnosticati
secondo i criteri DSM-IV) in corrente trattamento farmacologico hanno
autonomamente completato una versione della Toronto Side Effects Scale
(TSES). I pazienti stimavano la frequenza di ciascuno dei 31 effetti collaterali
e il grado dei disturbi ad essi conseguenti. Un assistente ha rivisto
le cartelle dei pazienti per estrarre le informazioni relative agli effetti
collaterali riportate dallo psichiatra curante. Lo studio è stato
condotto da giugno 2008 a luglio 2008.
RISULTATI Il numero medio di effetti collaterali riportati dai
pazienti sulla TSES era venti volte più alto del numero segnalato
dagli psichiatri (p<0,01). Considerando solo tra gli effetti collaterali
auto-riportati quelli più frequenti o quelli con conseguenze più
rilevanti, il tasso restava 2-3 volte più alto (p<0,01).
CONCLUSIONI Gli psichiatri potrebbero non essere consapevoli della
maggior parte degli effetti collaterali sperimentati dai loro pazienti
ambulatoriali che ricevono un trattamento farmacologico per la depressione.
|