RIASSUNTO
SCOPO Il presente studio ha voluto valutare l'associazione tra
uso di farmaci e cadute e identificare gli agenti a più alto rischio
che agiscono come cause scatenanti dell'occorrenza di cadute nel contesto
ospedaliero della terapia in acuto.
METODI E' stato applicato un disegno case-crossover i cui
i casi servivano da controlli di se stessi e i confronti venivano fatti
per ciascun partecipante. Il periodo di 3 giorni immediatamente prima
della caduta (da 0 a -2 giorni) e i periodi di 3 giorni precedenti (da
-6 a -8 giorni, da -9 a -11 giorni, da -12 a -14 giorni) sono stati definiti
come caso e controllo, rispettivamente. L'esposizione ai farmaci è
stata confrontata tra i periodi caso e i periodi controllo. Gli odds ratio
(OR) e gli intervalli di confidenza (IC al 95%) per l'occorrenza di cadute
da uso di farmaci sono stati calcolati usando analisi di regressione logistica
condizionata.
RISULTATI Nel
periodo da marzo 2003 e agosto 2005 sono
stati registrati in segnalazioni di incidente
349 pazienti ospedalieri che avevano sperimentato una caduta durante il
ricovero. L'uso al basale di antipertensivi, antiparkinsoniani, ansiolitici
e agenti ipnotici era significativamente associato a un aumento del rischio
di cadute e gli OR (IC al 95%) erano 8,42 (3,12-22,72), 4,18 (1,75-10,02),
3,25 (1,62-6,50) e 2,44 (1,32-4,51), rispettivamente. Anche l'uso al basale
di candesartan, etizolam, biperiden e zopiclone è stato identificato
come fattore di rischio potenziale di cadute.
CONCLUSIONI I professionisti medici dovrebbero essere consapevoli
della possibilità che l'inizio della terapia con un nuovo farmaco,
ad esempio con un antipertensivo come candesartan, e con agenti antiparkinsoniani,
ansiolitici e ipnotici, può costituire un fattore scatenante per
l'occorrenza di cadute.
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