RIASSUNTO
OBIETTIVO Rimane dubbia la gestione dei pazienti con fibrillazione
atriale (FA) successiva a infarto miocardico (IM). Questo studio ha messo
a confronto una strategia di controllo della frequenza con una strategia
di controllo del ritmo basata sui farmaci antiaritmici per il trattamento
di FA a seguito di infarto miocardio.
DISEGNO, SETTING E PARTECIPANTI Sono stati analizzati 1131 pazienti
con FA dopo IM che sono stati arruolati nel Valsartan in Acute Myocardial
Infarction Trial (VALIANT). Essi sono stati classificati in:
pazienti trattati con una strategia di controllo del ritmo (n=371) e trattati
con una strategia di controllo della frequenza cardiaca (n=760).
END POINT PRIMARI Attraverso l'utilizzo di modelli di Cox, i
due gruppi sono stati messi a confronto in
relazione a decesso e ictus durante due differenti e predeterminati periodi
di tempo dopo la randomizzazione in cui era stata effettuata la raccolta
dati: 0-45 giorni e 45-1096 giorni.
RISULTATI Dopo aggiustamento, una strategia di controllo del ritmo
è stata associata a un aumento della mortalità precoce (0-45
giorni: HR 1,9; IC 95% 1,2-3,0; p=0,004), ma non della mortalità
tardiva (45-1096 giorni: HR 1,1; IC 95% 0,9-1,4; p=0,45). Non è
stata osservata alcuna differenza nell'incidenza di ictus (0-45 giorni:
HR 1,2; IC 95% 0,4-3,7; p=0,73; 45-1096 giorni: HR 0,6; IC 95% 0,3-1,3;
p=0,21).
CONCLUSIONI Nei pazienti con FA successiva a IM, una strategia
di controllo del ritmo basata sui farmaci antiaritmici è associata
a un eccesso di mortalità a 45 giorni di osservazione a confronto
con una strategia di controllo della frequenza, ma non è associata
all'aumento di mortalità al di fuori dell'immediato periodo peri-infartuale.
Questi risultati identificano potenzialmente una popolazione di pazienti
nella quale l'uso di una terapia antiaritmica può prevedere un
aumento del rischio di morte.
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