RIASSUNTO
CONTESTO A tre anni dalla metanalisi che per prima ha sollevato
perplessità sull'uso di rosiglitazone, persiste la controversia
sugli effetti della terapia con il farmaco su infarto miocardico (IM)
e mortalità cardiovascolare (CV).
OBIETTIVO Effettuare una revisione sistematica degli effetti della
terapia con rosiglitazone su IM e mortalità (CV e per tutte le
cause).
FONTI DEI DATI E' stata condotta una ricerca su MEDLINE, il sito
web della FDA e il registro dei trial clinici di GlaxoSmithKline per le
sperimentazioni cliniche pubblicate fino a febbraio 2010.
SELEZIONE DEGLI STUDI La metanalisi ha incluso tutti i trial randomizzati
controllati su rosiglitazone, di almeno 24 settimane di durata, che riportassero
gli eventi avversi CV.
ESTRAZIONE DEI DATI Gli odds ratio (ORs) per IM e mortalità
sono stati stimati usando una metanalisi a effetti fissi di 56 trial,
che includevano 35.531 pazienti: 19.509 avevano ricevuto rosiglitazone
e 16.022 la terapia di controllo.
RISULTATI La terapia con rosiglitazone aumentava significativamente
il rischio di IM (OR 1,28; IC 95% 1,02-1,63; p=0,04), ma non la mortalità
CV (OR 1,03; 0,78-1,36; p=0,86). L'esclusione del trial RECORD (Rosiglitazone
Evaluated for Cardiac Outcomes and Regulation of Glycemia in Diabetes)
portava a risultati simili, ma con stime più elevate degli OR per
IM (OR 1,39; 1,02-1,89; p=0,04) e mortalità CV (OR 1,46; 0,92-2,33;
p=0,11). Un'analisi alternativa che ha riunito i trial secondo i rapporti
di allocazione (assegnazione a uno dei gruppi di trattamento) ha permesso
l'inclusione di studi senza eventi, con risultati simili per l'IM (OR
1,28; 1,01-1,62; p=0,04) e la mortalità CV (OR 0,99; 0,75-1,32;
p=0,96).
CONCLUSIONI Undici anni dopo l'introduzione di rosiglitazone, la
totalità dei trial clinici randomizzati continua a dimostrare l'aumento
del rischio di IM, ma non di mortalità CV o per tutte le cause.
Questi risultati suggeriscono un rapporto rischio-beneficio sfavorevole
per rosiglitazone.
RIASSUNTO
CONTESTO Alcuni studi hanno suggerito che l'uso di rosiglitazone
possa essere associato a un aumento del rischio di eventi avversi cardiovascolari
gravi rispetto ad altri trattamento del diabete di tipo 2.
OBIETTIVI Determinare se il rischio di danno cardiovascolare grave
aumenta con rosiglitazone rispetto a pioglitazone, l'altro farmaco tra
i tiazolidinedioni commercializzato negli Stati Uniti.
DISEGNO, SETTING E PAZIENTI Studio di coorte nazionale, osservazionale,
retrospettivo su 227.571 beneficiari Medicare di almeno 65 anni
(età media 74,4 anni) che avevano iniziato il trattamento con rosiglitazone
o pioglitazone all'interno di un piano prescrittivo Medicare Part D
da luglio 2006 a giugno 2009 e sottoposti a follow-up fino a 3 anni dall'inizio
della terapia con tiazolidinedioni.
END POINT PRINCIPALI End point singoli di infarto miocardico acuto
(IMA), ictus, insufficienza cardiaca e mortalità per tutte le cause,
ed end point compositi di IMA, ictus, insufficienza cardiaca o morte valutati
usando i tassi di incidenza per singolo tiazolidinedione, rischio attribuibile,
numero di pazienti da trattare per indurre un evento (number needed
to harm, NNH), curve di Kaplan-Meier per il tempo intercorrente prima
dell'evento (time to event) e hazard ratio proporzionali di Cox
per time
to event, aggiustati per potenziali confondenti,
con pioglitazone come riferimento.
RISULTATI D
urante il periodo di studio sono stati osservati
complessivamente 8667 end point. L'hazard ratio aggiustato per rosiglitazone
rispetto a pioglitazone era 1,06 (IC 95% 0,96-1,18) per IMA; 1,27 (1,12-1,45)
per ictus; 1,25 (1,16-1,34) per insufficienza cardiaca; 1,14 (1,05-1,24)
per la morte; 1,18 (1,12-1,23) per il composito di IMA, ictus, insufficienza
cardiaca o morte. Il rischio attribuibile per questo end point composito
era 1,68 (1,27-2,08) eventi in eccesso per 100 anni-persona di trattamento
con rosiglitazone rispetto a pioglitazone. Il corrispondente NNH era 60
(48-79) trattati per 1 anno.
CONCLUSIONE Rispetto a pioglitazone, l'uso di rosiglitazone era
associato a un aumento del rischio di ictus, insufficienza cardiaca e
mortalità per tutte le cause e a un aumento dell'end point composito
di IMA, ictus, insufficienza cardiaca o morte in pazienti di oltre 65
anni d'età.
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