Autori: |
Schwartz
GG, Olsson AG, Ezekowitz MD, Ganz P, Oliver MF, Waters D, Zeither
A, Chaitman BR, Leslie S, Stern T.
Contatto: Prof. MF Oliver, National Heart and Lung Institute, Dovehouse
Street, London SW3, 6LY, UK. Te. 00441713518947, Fax 00441713518042 |
Bibliografia: |
Am
J Cardiol 1998; 81:578-581
JAMA 2001; 285:1711-1718 |
Disegno: |
Studio
randomizzato, in doppio cieco, controllato verso placebo, multicentrico. |
Trattamenti: |
Atorvastatina
(80 mg/die) e placebo. Il trattamento viene iniziato 24-96 ore dopo
la sindrome coronarica acuta.
Follow-up di 16 settimane. |
Scopo: |
Determinare
se atorvastatina riduce l'incidenza di infarto del miocardio non fatale
e la morte in pazienti con sindrome coronarica acuta. |
Campione: |
2100
soggetti
Età: senza limiti
Sesso: maschi e femmine
Criteri di inclusione: pazienti con sindrome coronarica acuta
non avviata ad un intervento precoce (angina instabile e infarto del
miocardio non-Q wave). |
End
points: |
Primari:
tempo intercorso all'occorrenza di un evento cardiovascolare definito
come morte, infarto miocardico non fatale, arresto cardiaco con resuscitazione,
ischemia miocardica sintomatica che richiede una riospedalizzazione
urgente.
Secondari: tempo intercorso all'occorrenza e incidenza di ognuno
dei componenti degli eventi primari, così come il peggioramento
dell'angina e dello scompenso cardiaco che richiedono ospedalizzazione
e necessità di coronarografia non prevista prima della randomizzazione.
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(JAMA
20010; 285:1711-1718)
Riassunto
Introduzione E' noto che durante il primo periodo dopo una sindrome
coronarica acuta si ha il più alto tasso di mortalità e
di eventi ischemici ricorrenti; non si conosce invece se un inizio precoce
del trattamento con una statina possa ridurre l'occorrenza di questi eventi.
Obiettivo Determinare se il trattamento con atorvastatina (80 mg/die),
iniziato tra le 24 e le 96 ore che seguono l'evento acuto, riduce la morte
e gli eventi ischemici non fatali.
Metodi Un trial randomizzato, in doppio cieco condotto da maggio
1997 a settembre 1999, con un follow-up di 16 settimane presso 122 Centri
Clinici in Europa, Nord America, Sud Africa e Australia.
Risultati 3086 adulti di età >18 anni con angina instabile
o infarto miocardico acuto non-Q wave, stratificati per Centro sono stati
randomizzati ad atorvastatina o placebo entro le 24-96 ore dall'ammissione
all'ospedale. L'evento previsto all'end point primario si è verificato
in 228 pazienti (14,8%) nel gruppo di trattamento attivo e in 269 (17,4%)
nel gruppo placebo (RR 0,84; IC 95% 0,70-1,00; p=0,048). Non sono state
osservate differenze significative nel rischio di morte, infarto non fatale
o arresto cardiaco tra i due gruppi, sebbene il gruppo in statina ha mostrato
un rischio più basso di ischemia sintomatica con evidenze obiettive
e necessità di riospedalizzazione urgente (6,2% vs 8,4%; RR 0,74;
IC 95% 0,57-0,95; p=0,02). Ugualmente, non si sono rilevate differenze
significative tra i due gruppi nell'incidenza degli end point secondari,
riguardanti le procedure di rivascolarizzazione, il peggioramento dello
scompenso cardiaco e dell'angina, sebbene si siano verificati meno casi
di ictus nel gruppo con atorvastatina che nel gruppo placebo (12 vs 24;
p=0,045). Nel gruppo trattato con la statina i livelli medi di colesterolo
LDL si sono ridotti da 124 mg/dL a 72 mg/dL. Livelli anormali di transaminasi
epatica (>3 volte il limite superiore della normalità) sono
stati riscontrati più frequentemente nel gruppo di trattamento
attivo (2,5% vs 0,6%; p<0,001).
Conclusioni Nei pazienti con sindrome coronarica acuta, il trattamento
ipolipemizzante con atorvastatina ad alto dosaggio riduce gli eventi ischemici
ricorrenti nelle prime 16 settimane dall'evento acuto, soprattutto l'ischemia
sintomatica che richiede una nuova ospedalizzazione urgente.
Commento
Lo studio MIRACL si è proposto l'ambizioso obiettivo di determinare
se un trattamento ipolipemizzante aggressivo con atorvastatina (80 mg/die),
iniziato immediatamente dopo un evento coronarico acuto, riduce il rischio
combinato di successivi eventi clinici (morte ed eventi ischemici non
fatali). Lo studio è stato svolto in vari Centri Clinici sparsi
in tutto il mondo: Europa, Nord America, Sud Africa, Asia ed Australia.
Il follow-up è stato di circa 16 settimane. Sono stati arruolati
circa 3100 pazienti di età superiore ai 18 anni con angina instabile
o infarto miocardico non acuto, una popolazione ad alto rischio di avere
complicazioni, inclusa l'angina ricorrente. L'incidenza di questi eventi
è molto alta nel primo e secondo mese dall'episodio acuto e diminuisce
fino a circa 6 mesi dall'evento, per rimanere pressoché costante
negli anni successivi, quasi a dimostrare una stabilizzazione della malattia
coronarica. Al momento sono disponibili vari tipi di interventi che hanno
fornito risultati positivi: la terapia antitrombolitica, il b-blocco,
il trapianto trombotico e gli ACE-inibitori. Tuttavia l'incidenza di nuovi
eventi nella fase precoce rimane molto elevata. Studi precedenti, condotti
con altre statine, ma anche con gemfibrozil e acido nicotinico, hanno
chiaramente dimostrato il beneficio della terapia ipolipemizzante in fase
post-acuta sul numero di eventi cardiovascolari e sulla mortalità
totale in pazienti con malattia coronarica stabile. Tuttavia gli stessi
studi hanno escluso pazienti che avevano avuto un evento coronarico recente,
in quanto ad alto rischio di ricadute. Recentemente uno studio molto interessante,
svolto in Scandinavia, ha dimostrato che un trattamento precoce con statine
in pazienti con infarto del miocardio porta ad un netto miglioramento
della mortalità ad 1 anno dall'evento. Schwartz e collaboratori
hanno voluto verificare se un beneficio clinico di riduzione degli eventi
cardiovascolari ricorrenti, può essere raggiunto iniziando la terapia
con atorvastatina, prescritta alla dose più alta possibile, nella
settimana critica che segue l'evento, quando il paziente è ancora
ospedalizzato.
L'end point primario dello studio, ossia un evento cardiovascolare (morte,
arresto cardiaco, infarto del miocardio o peggioramento dell'angina instabile
che richiedesse una ospedalizzazione di emergenza), si è verificato
nel 17,4% dei pazienti in placebo e nel 14,8% dei pazienti in atorvastatina,
con una riduzione relativa del rischio del 16% (p<0,048). Lo studio
era stato disegnato con una potenza tale da rilevare una differenza del
25% tra farmaco e placebo. Il beneficio riscontrato è attribuibile
in gran parte ad un effetto favorevole della statina sull'ischemia miocardica
sintomatica ricorrente che richiede ospedalizzazione di emergenza, che
è stata ridotta del 26% (p=0,02). Non vi è stato alcun effetto
su eventi cardiovascolari seri che includessero morte cardiovascolare,
arresto cardiaco, o infarto del miocardio. Malgrado il numero degli eventi
non sia stato alto come previsto, i risultati su tutti gli end points
sono nella medesima direzione.
Atorvastatina, tuttavia, non ha influenzato gran parte degli eventi che
sono avvenuti nella prima fase dello studio (entro le 5 settimane). Una
possibile spiegazione di quanto osservato è da collegarsi al fatto
che la terapia con statine non è in grado di prevenire un evento
legato a lesioni molto "calde".
I risultati positivi di questo studio sono borderline e necessitano di
conferma; infatti il valore del p per l'end point primario è al
limite della significatività e la riduzione di ictus osservata
è basata su un numero piuttosto modesto di soggetti (24 vs 12).
Bisogna inoltre tenere presente che nello studio ci sono stati ben 11
pazienti persi al follow up, numero abbastanza alto per uno studio breve
(16 settimane). Pare opportuno sottolineare infatti che in studi di lunghezza
ben superiore e con popolazioni più ampie le perdite nel corso
del follow up siano state nettamente inferiori.
Pur essendo promettente, questo studio non dimostra se il beneficio clinico
osservato possa essere ottenuto anche in soggetti con livelli normali
di colesterolo LDL. Inoltre è fonte di discussione se l'effetto
di atorvastatina sia un effetto di classe o un meccanismo specifico della
molecola. E' in corso un altro studio, l'A to Z study, che dovrebbe
confermare le evidenze del MIRACL e rispondere alle numerose domande rimaste
irrisolte; questo studio prevede il trattamento con simvastatina in fase
acuta di soggetti con eventi cardiovascolari, anche quelli che necessitano
di un intervento precoce di rivascolarizzazione e con livelli di colesterolemia
LDL normali.
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