1.
BLOOD PRESSURE DEPENDENT AND INDEPENDENT EFFECTS OF ANTIHYPERTENSIVE TREATMENT
ON CLINICAL EVENTS IN THE VALUE TRIAL
Weber MA, Julius S, Kjeldsen SE, et al.
Lancet 2004; 363(9426):2049-51
2.
OUTCOMES IN HYPERTENSIVE PATIENTS AT HIGH CARDIOVASCULAR RISK TREATED
WITH REGIMENS BASED ON VALSARTAN OR AMLODIPINE: THE VALUE RANDOMISED TRIAL
Julius S, Kjeldsen SE, Weber M, et al.; VALUE trial group
Lancet 2004; 363(9426):2022-31
Lo studio VALUE (Valsartan Antihypertensive Long-term Use Evaluation)
è stato disegnato per testare l'ipotesi che a fronte di un medesimo
controllo pressorio, valsartan (antagonista del recettore dell'angiotensina
II) riducesse maggiormente la morbilità e la mortalità cardiache
rispetto a amlopidina (calcio-antagonista) nei pazienti ipertesi ad alto
rischio cardiovascolare.
VALUE è uno studio clinico prospettico, in doppio cieco randomizzato,
con controllo attivo, condotto in 934 centri distribuiti in 31 paesi.
Ha confrontato valsartan e amlodipina in 15.245 pazienti, di età
superiore ai 50 anni (età media 67,2 anni), ipertesi e ad alto
rischio di complicazioni cardiovascolari, cioè con più fattori
di rischio come diabete, anamnesi di ictus o patologie coronariche.
La maggior parte dei pazienti (92,3% della popolazione di studio) era
già in trattamento con terapie antipertensive prima di iniziare
la sperimentazione. I pazienti sono stati randomizzati a un trattamento
una volta al giorno con Valsartan 80 mg o amlodipina 5 mg, senza periodo
di wash-out. L'obiettivo pressorio era di <140/90 mmHg. In entrambi
i gruppi, quando è stato necessario un controllo supplementare,
la dose dei pazienti è stata titolata fino a 160 mg di Valsartan
(la dose massima raccomandata all'inizio dello studio) o alla dose massima
di amlodipina (10 mg), a seconda della pressione arteriosa. In caso di
mancato raggiungimento dell'obiettivo, è stata aggiunta idroclorotiazide,
prima a 12,5 mg poi a 25 mg ed eventualmente, a giudizio del medico, altri
tipi di farmaci antipertensivi, ad eccezione dei calcio-antagonisti, ARB
o ACE-inibitori. Anche se VALUE ha dimostrato un miglior controllo della
pressione arteriosa rispetto ad altri studi su vasta scala, il 40% dei
pazienti non ha raggiunto l'obiettivo terapeutico.
La durata del trattamento era legata all'insorgenza di eventi; il trial
è terminato quando 1450 pazienti hanno raggiunto l'end point primario,
definito come un composito di mortalità e morbilità cardiache.
Il follow-up è durato mediamente 4,2 anni.
Entrambi i farmaci si sono dimostrati efficaci nel ridurre la pressione,
ma gli effetti della terapia con amlopidina erano più pronunciati,
specialmente nelle prime fasi dello studio (dopo 1 mese 4,0/2,1 mm Hg
in meno rispetto al gruppo valsartan; dopo 1 anno 1,5/1,3 mm Hg; p<0,001
tra i gruppi).
L'end point primario si è verificato in 810 pazienti del gruppo
valsartan (10,6%, 25,5/1000 anni-paziente) e in 789 nel gruppo amlopidina
(10,4%, 24,7/1000 anni-paziente; hazard ratio 1,04; IC al 95% 0,94-1,15;
p=0,49 NS). Quindi l'incidenza di eventi cardiovascolari non è
stata differente tra i gruppi. Tuttavia valsartan ha dimostrato, rispetto
ad amlodipina, di ridurre significativamente l'insorgenza del diabete
del 23% (13,1% vs. 16,4%, p<0,01), il tasso di ricovero in ospedale
per insufficienza cardiaca.
Ambedue i regimi di trattamento sono stati ben tollerati, sebbene il numero
di pazienti che ha sospeso il regime di trattamento basato su amlodipina
a causa di effetti collaterali (14,5%) sia stato superiore a quello dei
pazienti che hanno sospeso il trattamento nel gruppo valsartan (13,4%).
Inoltre i pazienti del gruppo valsartan presentavano una probabilità
dimezzata (15% vs 33%) di subire l'effetto collaterale più frequentemente
riportato, edema periferico.
In
conclusione il principale outcome non si è rivelato differente
tra i due gruppi. Una riduzione della pressione non uguale potrebbe render
conto delle differenze osservate tra i gruppi in merito alle cause di
eventi specifici.
L'evidenza più rilevante di questo studio enfatizza l'importanza
di un intervento finalizzato al raggiungimento del target terapeutico
tempestivo e monitorato di frequente nei pazienti ipertesi ad alto rischio
cardiovascolare.
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